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L’AI dopo lo shutdown

Lo shutdown più lungo della storia americana si è concluso, ma ha lasciato dietro di sé ritardi, costi miliardari e una macchina logistica ancora sotto stress. Dogane, aeroporti e trasporti restano vulnerabili e il rischio di nuove paralisi non è alle spalle. In questo scenario, l’intelligenza artificiale emerge come l’unico strumento capace di prevedere disservizi, ottimizzare i flussi e ridurre fino al 20% i costi operativi, trasformando l’incertezza in efficienza anche dopo la crisi

Dopo 43 giorni, lo shutdown più lungo della storia americana si è chiuso, ma le sue ripercussioni sono tutt’altro che archiviate. Se da un lato la riapertura del governo federale ha ridato ossigeno ai mercati e concesso al presidente Trump di rivendicare una vittoria politica, dall’altro ha lasciato dietro di sé un’economia più fragile, dati macro incompleti e una serie di danni difficili da recuperare. L’attività persa non verrà del tutto riassorbita, le restrizioni negli aeroporti continueranno a pesare, e la mancanza di informazioni ufficiali nelle scorse settimane complica ora il lavoro della Fed proprio mentre il mercato del lavoro mostra nuovi segnali di debolezza.

Soprattutto, lo scontro politico non è affatto risolto: la tregua è temporanea e rimanda il problema al 30 gennaio, quando il rischio di un nuovo shutdown tornerà sul tavolo. È uno scenario che obbliga a fare i conti con conseguenze di lungo periodo, anche ora che la macchina federale ha ripreso a funzionare. Ed è proprio da qui che parte la riflessione sul tema della logistica e sulla capacità — pubblica e privata — di gestire e prevenire imprevisti che possono paralizzare interi settori dell’economia.

La logistica è stata infatti la vittima numero uno dello shutdown americano. Uffici paralizzati, dogane rallentate, trasporti bloccati.

La compagnia di navigazione Maersk ha segnalato difficoltà nell’elaborare pratiche doganali per la scarsità di personale alla Customs and Border Protection, mentre oltre 3.000 voli hanno subito ritardi o cancellazioni per la mancanza di controllori del traffico aereo. In più, gli aeroporti principali stanno registrando crescenti assenze tra controllori e agenti TSA, che benché “essenziali”, lavorano senza stipendio, aumentando il rischio per la sicurezza operativa. Al 3 novembre si parlava di quasi 13mila controllori del traffico aereo senza retribuzione mentre anche il personale di terra era sotto organico. Per dirla in una sola frase, la macchina logistica degli Stati Uniti — il sistema nervoso centrale del commercio mondiale — sta andando in tilt.

In uno scenario di tale complessità e incertezza, esiste però uno strumento in grado di garantire continuità: l’intelligenza artificiale. Una tecnologia che può fungere da nuovo centro di comando invisibile della logistica globale: un sistema che non dorme mai, che apprende da ogni anomalia e che trasforma il caos in efficienza. Oggi questa tecnologia può mitigare i danni da shutdown, ma il fatto che abbia questa utilità la deve far intendere dalle aziende come uno strumento da integrare nella gestione strategica normale e da attivare nelle crisi di sistema che sono ormai all’ordine del giorno.

Cos’è lo shutdown e quanti danni sta creando al commercio globale

Ma andiamo con ordine, partendo dalla cronaca. Il bilancio del governo federale americano si apre il primo ottobre di ogni anno ed entro il 30 settembre Congresso e Senato devono votare sul progetto di spesa. Quest’anno i due rami del parlamento non sono riusciti a trovare un accordo in particolare sui sussidi sanitari per famiglie a basso reddito e sulla spesa pubblica in generale, bloccando fino al 13 novembre scorso circa 1,7 trilioni di dollari, ovvero un quarto della spesa federale annuale. Gli altri tre quarti del budget continuano a finanziare programmi irrinunciabili come Medicare, Social Security e il pagamento degli interessi sul debito, oggi a 37,88 trilioni di dollari. Di fatto i soldi pubblici non potevano essere spesi perché non si era deciso come spenderli. Il dissidio è politico ma l’impatto economico è immediato e concreto. Ogni settimana di shutdown riduce la crescita annualizzata del Pil di circa 0,1%, secondo J.P. Morgan, circa 7 miliardi di dollari. L’ultimo shutdown registrato dalla cronaca è durato 34 giorni, nel 2019, esattamente il doppio di quelli passati dall’annuncio di quello attuale, mentre scriviamo.

Una nuova batosta per la logistica

Le conseguenze sulla logistica sono gravissime. Secondo IATA, le interruzioni nella catena di approvvigionamento aerea costeranno alle compagnie più di 11 miliardi di dollari nel 2025. Legate a questi costi vi sono l’uso prolungato di aerei più vecchi con consumi superiori (costi extra per combustibile, circa 4,2 mld), ritardi nella manutenzione (altri 3,1 mld), leasing di motori per compensare le difficoltà nei ricambi, e accumulo di inventario per parti di ricambio. Oltre l’aviazione, le frontiere terrestri, specialmente ai confini con Messico e Canada, vedono file più lunghe, permessi bloccati, merci deperibili a rischio e costi extra legati a tempi di sosta prolungati di camion e rimorchi. Anche le licenze di esportazione, le autorizzazioni per carichi speciali e gli esami normativi richiesti da agenzie governative sono rallentati o sospesi, lasciando merci “in limbo”.

AI come carburante della logistica in crisi

Ma la tecnologia può mitigare questi rischi. È l’intelligenza artificiale, capace di far continuare a girare gli ingranaggi del motore delle catene globali del valore. Grazie a modelli di analisi predittiva, di ottimizzazione dei percorsi e alla pianificazione generativa, le aziende possono infatti anticipare le interruzioni, ricalcolare rotte, ridistribuire merci e riorganizzare i magazzini in tempo reale.

 L’uso combinato di algoritmi predittivi e generativi consente di ridurre fino al 20% i costi operativi in situazioni di crisi, ottimizzando l’uso delle risorse e minimizzando sprechi e tempi morti. Lo spiega uno studio di Arvix che post Covid ha analizzato gli effetti della pandemia e dei conflitti geopolitici sulla logistica globale (ritardi nelle spedizioni, costi crescenti e incertezze sulle date di disponibilità dei prodotti). Lo studio ha al centro l’use case di GE Gas Power, leader mondiale nel settore delle turbine a gas e a vapore, con quasi il 50% del mercato globale.

Analizzando oltre 27.700 ordini provenienti dall’Asia verso gli USA, il team ha testato diversi modelli predittivi – dai più semplici alle reti neurali, fino agli algoritmi avanzati. I risultati sono chiari: i modelli di AI più evoluti prevedono le date di disponibilità con un margine di errore di solo 1-4 giorni, rispetto a settimane di scarto dei metodi tradizionali. Tra i fattori più influenti: la data promessa dal fornitore, la data entro cui il prodotto è richiesto e il codice del fornitore. Al contrario, prezzo o quantità del prodotto giocano un ruolo secondario. Grazie a queste previsioni, GE può pianificare spedizioni con mesi di anticipo, ottimizzare i costi di trasporto, ridurre inventari e reagire meglio a eventi imprevisti come lockdown portuali o conflitti internazionali.

Il caso di GE è un esempio concreto di come la tecnologia possa rendere il business più resiliente in un mondo imprevedibile ed è sicuramente applicabile ad aziende e settori diversi. E in generale alla logistica, settore trasversale a tutti gli altri e forse più esposto agli shock sistemici, che non a caso sta diventando il laboratorio più avanzato dell’intelligenza artificiale applicata. Tuttavia, i benefici non si ottengono semplicemente attivando l’AI in situazioni di emergenza: l’adozione deve essere organica, integrata nella strategia quotidiana dell’azienda, capace di supportare decisioni operative, pianificazione dei flussi, gestione degli inventari e ottimizzazione dei costi anche quando tutto sembra normale. In questo modo, l’AI non solo reagisce agli imprevisti, ma diventa un motore di efficienza continua, un vantaggio competitivo sostenibile e una garanzia di resilienza a lungo termine.

Le aziende che investono nell’intelligenza artificiale come parte integrante della propria strategia non solo proteggono le proprie operazioni da crisi impreviste, ma trasformano l’incertezza in opportunità, costruendo catene di approvvigionamento più agili, sicure ed economiche, pronte a reggere qualsiasi tempesta futura.

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