I dati di carVertical rivelano che solo il 12,8% delle auto usate in Italia ha danni registrati, ma l’azienda stima che potrebbero essere 5 volte superiori
Il mercato delle auto usate è da tempo afflitto da una carenza di trasparenza, e l’Italia non fa eccezione. Le statistiche ufficiali relative ai veicoli danneggiati nel Paese possono apparire rassicuranti, ma i dati raccontano una realtà ben diversa. Molti automobilisti non hanno accesso a informazioni affidabili sulla storia delle auto che acquistano, con il rischio concreto di mettersi alla guida di veicoli potenzialmente non sicuri — senza nemmeno saperlo.
Questo problema si traduce ogni anno in perdite economiche significative per l’intera Unione Europea e mina la fiducia dei consumatori nel mercato dell’usato. Secondo carVertical, società leader nella raccolta di dati per il settore automobilistico, l’effettiva entità dei danni nei veicoli usati in Italia potrebbe essere molto più alta di quanto riportato ufficialmente.
I danni reali potrebbero essere 5 volte superiori a quanto dichiarato
I dati raccolti da carVertical nei primi sette mesi del 2025 rivelano che solo il 12,8% delle auto usate controllate dai clienti italiani risultava avere danni registrati. Una percentuale sorprendentemente bassa: secondo l’azienda, questo dato non riflette l’effettiva condizione del parco auto, ma piuttosto una scarsa verifica della cronologia dei veicoli — in particolare per quelli più vecchi o a basso costo.
Una delle cause principali è il difficile accesso ai registri ufficiali dei danni, legalmente riservati a compagnie assicurative ed enti pubblici. Questo limita la possibilità per gli acquirenti di ottenere un quadro completo prima dell’acquisto e rende complicato, anche per i rivenditori seri, offrire piena trasparenza.
“Stimiamo che la percentuale reale di veicoli danneggiati in Italia superi il 40% e possa arrivare anche al 60%,” afferma Rokas Medonis, CEO di carVertical. “La mancanza di accesso a registri danni penalizza gli acquirenti, che non dispongono delle informazioni necessarie per fare scelte consapevoli. E poiché l’Italia è tra i principali esportatori di auto usate, veicoli con danni non documentati rischiano di circolare anche all’estero, generando ulteriori rischi di sicurezza e costi imprevisti per gli acquirenti stranieri.”
Aprire l’accesso ai dati sui danni aiuterebbe non solo i consumatori italiani, ma anche quelli europei. L’attuale sistema — che limita la diffusione di queste informazioni a pochi soggetti — crea un terreno fertile per frodi e pratiche scorrette. Una maggiore trasparenza, secondo carVertical, sarebbe un passo decisivo per rafforzare la fiducia nel mercato dell’usato e tutelare l’interesse pubblico, in Italia e oltre.
Come sottolinea Medonis, alcuni veicoli danneggiati potrebbero presentare difetti strutturali seri, che comprometterebbero la loro resistenza in caso di incidente. Secondo il Consiglio europeo per la sicurezza dei trasporti (ETSC), ogni anno sulle strade dell’UE si registrano circa 1,29 milioni di feriti, di cui 141.000 in modo grave. Queste cifre, tuttavia, potrebbero essere sottostimate a causa di raccolte dati incomplete e discrepanze nelle statistiche ufficiali. Nel 2018, l’Unione Europea ha fissato obiettivi ambiziosi per la sicurezza stradale: dimezzare entro il 2030 il numero di morti e feriti gravi, e puntare a zero vittime entro il 2050 (“Vision Zero”). Rendere disponibili i dati sui danni dei veicoli usati rappresenta un tassello importante per raggiungere questi traguardi.
I dati relativi alla sicurezza non dovrebbero essere considerati informazioni personali
Ogni acquirente dovrebbe avere il diritto di sapere in che condizioni si trova l’auto che intende acquistare. Tuttavia, nell’attuale contesto normativo europeo, questo diritto è spesso limitato. Il Regolamento GDPR, che definisce in modo ampio cosa costituisce dato personale, rende complesso per le aziende del settore condividere informazioni, anche quando i rischi per la privacy sono minimi o nulli.
Secondo i dati di carVertical, il 40,2% delle auto usate controllate in Europa presentava danni registrati. Ma la condivisione disomogenea delle informazioni tra Paesi rende difficile avere un quadro completo. In questa situazione, alcuni soggetti disonesti riescono a sfruttare le attuali norme sulla privacy per nascondere informazioni importanti, come danni pregressi, a scapito della sicurezza dei consumatori.
“Oggi, dati fondamentali come chilometraggio, incidenti, registri di proprietà e numero di telaio rimangono chiusi in archivi pubblici e privati,” conclude Rokas Medonis. “Serve maggiore chiarezza normativa e una migliore cooperazione tra i Paesi. Condividere in modo responsabile queste informazioni non solo tutela gli acquirenti, ma sostiene le imprese oneste e rafforza l’intero ecosistema digitale europeo. La vera domanda è: vogliamo proteggere dati che non rivelano identità personali ma aiutano le persone a scegliere con consapevolezza, o chi ha interesse a nasconderli?“