Nel mondo del lavoro che cambia, anche i colloqui cambiano. Anthropos è la startup che aiuta candidati e aziende a valutare meglio i comportamenti reali
C’era un tempo in cui bastava un curriculum ben scritto, qualche parola chiave al posto giusto e una buona impressione al colloquio per giocarsi un’opportunità. Oggi, però, i criteri di selezione stanno cambiando – e chi cerca lavoro deve cambiare strategia.
Sempre più aziende non si accontentano di ciò che viene scritto o detto: vogliono vedere cosa una persona è davvero in grado di fare. È qui che entra in gioco l’intelligenza artificiale.
I dati parlano chiaro: il CV non basta più
Secondo una ricerca della piattaforma Zety, solo il 39% dei recruiter si concentra realmente sulle competenze durante la valutazione iniziale di un CV. Il resto si perde in formalismi, parole chiave e dettagli poco rilevanti. Eppure, sono proprio le competenze – tecniche per il 38%, soft skill per il 26% – a fare la differenza nella scelta finale.
Questa disconnessione tra ciò che viene letto e ciò che realmente conta è alla base del cambiamento in corso. Secondo il LinkedIn Future of Recruiting Report, il 77% delle aziende in crescita considera ormai l’AI uno strumento strategico per selezionare meglio. E il 54% delle grandi imprese la userà anche per valutare le persone già in azienda, facilitando formazione e mobilità interna.
In questo scenario nasce Anthropos, una startup italo-americana che mette al centro proprio questo cambio di prospettiva. Grazie alla sua piattaforma basata su AI Simulations, permette alle aziende di osservare come una persona agisce in situazioni lavorative realistiche: una trattativa con un cliente, la gestione di una crisi, la scrittura di una comunicazione critica o la risoluzione di un bug tecnico.
Niente quiz a risposta multipla, né domande preconfezionate: le AI Simulations valutano comportamenti reali in situazioni pratiche. Durante ogni simulazione, la persona interagisce con clienti, colleghi o altri interlocutori, affrontando compiti concreti da portare a termine. Questo permette di osservare in modo diretto sia le soft skill (come comunicazione, gestione del tempo, decision making) sia le competenze tecniche legate al ruolo.
Per chi si candida, significa poter dimostrare il proprio valore sul campo, anche se il curriculum non è perfetto.
“L’AI ha modificato i comportamenti delle aziende quanto quelli dei candidati: le persone che cercano lavoro oggi usano AI per scrivere CV perfetti, inseriscono le skills che i software di selezione ricercano e provano a ingannare il processo di selezione. Il risultato è che le aziende si trovano spiazzate di fronte a migliaia di applicazioni ottime sulla carta ma difficile da verificare. Questo è la ragione principale per cui gli assessments pratici, basati su skills reali e verificabili, stanno diventando la norma. Le aziende vogliono vedere cosa i candidati sanno davvero fare, come se fossero già in quella posizione. Questo è ancora più valido per quelle posizioni, come sales, dove spesso serve un mix di soft e hard skills. Solo vedendo e sentendo qualcuno negoziare e gestire la conversazione con un cliente si possono verificare le sue skills. Qualche anno fa il problema poteva essere risolto con i quiz, ma anche quelli sono ormai stati superati dall’utilizzo di AI da parte dei candidati.” spiega Stefano Bellasio,CEO e founder di Anthropos.
Cinque errori da evitare per chi si candida a un posto di lavoro oggi, secondo Anthropos
Nel tentativo di piacere alle aziende, molti candidati commettono errori che l’intelligenza artificiale e i recruiter più attenti riconoscono subito. Ecco i più comuni secondo Anthropos:
- Utilizzare estensioni e software per applicare a centinaia di posizione con AI
Strumenti come ChatGPT o le tante estensioni che permettono di applicare a centinaia di posizioni sembrano far risparmiare tempo nel breve ma raramente aiutano nel processo di selezione. Le applicazioni risultano spesso impersonali, matchano le skills richieste nel proprio CV ma non riescono poi a personalizzare fino in fondo le esperienze e quanto richiesto da ogni applicazione. Meglio selezionare e lavorare – anche con l’aiuto di ChatGPT – su un numero minore di posizioni in cui si può personalizzare maggiormente la candidatura.
2. Elencare soft skill che non si sanno dimostrare
Empatia, comunicazione, leadership… Sono qualità importanti, ma oggi sempre più aziende chiedono di dimostrarle con esempi o in contesti concreti. Scriverle non basta.
3. Prepararsi solo sulle domande classiche
“Quali sono i tuoi punti di forza?” è una domanda che inizia a contare meno. Le selezioni moderne – spesso basate su esercitazioni o valutazioni pratiche — mettono alla prova la capacità di affrontare situazioni reali, non solo di rispondere bene a voce.
4. Sovraccaricare il CV di parole chiave
Una pratica utile per superare i vecchi sistemi di screening, ma meno efficace oggi. Le aziende più innovative valutano il contenuto, non la forma. Inserire parole chiave senza contesto può anzi generare l’effetto opposto.
5. Cercare di “recitare” un personaggio perfetto
Fingersi più competenti o motivati di quanto si è davvero, alla lunga non regge. I processi di selezione sono sempre più capaci di rilevare coerenza, autenticità e capacità decisionale. Essere se stessi – preparati e consapevoli – paga molto di più.
Simulazioni con l’AI per vedere i candidati all’opera, prima ancora di assumerli
Anthropos è una piattaforma che aiuta le aziende a capire come una persona si comporta davvero in situazioni di lavoro, prima ancora di assumerla (o di promuoverla). Lo fa grazie alle AI Simulations: esercitazioni pratiche e personalizzate basate su scenari realistici – ad esempio, gestire un cliente difficile, scrivere una comunicazione delicata o prendere una decisione sotto pressione.
Ogni simulazione dura 30-40 minuti e viene costruita partendo dalla descrizione del ruolo o da materiali interni dell’azienda (come procedure, documentazione tecnica, casi reali). Alla fine, il sistema restituisce un report dettagliato: mostra cosa ha fatto bene la persona, quali competenze ha dimostrato e dove può migliorare oltre a far ascoltare le sue interazioni con colleghi e clienti. Le aziende lo usano sia in fase di selezione, sia per misurare le competenze dei team in azienda per fare upskilling o andare a selezionare persone esistenti per nuovi ruoli.
“Utilizzando Anthropos, le aziende riducono fino all’80% il tempo necessario per valutare un candidato, portando il processo da oltre 40 giorni a circa 10-15. Inoltre, aumentano il tasso di accuratezza nella selezione: i nostri assessments evitano che si crei bias sui candidati e permettono di avere una ulteriore conferma sulle scelte fatte o di orientarsi da subito sui candidati migliori e più motivati. Il sistema si integra con i principali ATS e permette anche la creazione di simulazioni custom da parte del team interno o con il supporto tecnico di Anthropos.” aggiunge Stefano Bellasio, CEO & CO-Founder di Anthropos.
Tra i clienti attivi figurano aziende italiane come Fides e ByTek (Gruppo Datrix), ma anche aziende americane, sia SMBs che Enterprise, che in questi mesi hanno iniziato ad adottare le simulazioni e Anthropos Studio, il tool enterprise per creare le stesse. Il 70% delle simulazioni oggi è utilizzato negli Stati Uniti, dove Anthropos ha una delle sue sedi (insieme a quella di Chiasso, in Svizzera). La startup ha raccolto investimenti da fondi come Founderful, IAG, Exor (con Vento) e Zanichelli Ventures e ha un team di 12 persone con competenze in sviluppo, prodotto e vendite.
Nei prossimi mesi, Anthropos intende rendere le simulazioni ancora più personalizzabili e realistiche, partirà con il lancio di nuove simulazioni ancora più tecniche pensate per il mondo IT ma anche con simulazioni che si integrano con i sistemi aziendali come CRM ed ERP, per testare i candidati o formare i dipendenti, in contesti ancora più reali.. La visione è chiara: creare un processo di assunzione più giusto, misurabile e trasparente, a beneficio tanto delle aziende quanto delle persone che vi aspirano.