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Lavorare bene per vivere meglio

Il benessere mentale non è un benefit, ma un elemento chiave per ridurre lo stress, trattenere talenti e rendere le aziende più forti e umane, ecco 7 consigli per un posto di lavoro sano

Negli ultimi anni, il benessere psicologico è diventato uno degli indicatori principali della qualità della vita. Ma c’è un’area dove ancora oggi la salute mentale viene trascurata: il lavoro. Il 41% dei lavoratori a livello globale sperimenta stati di stress frequenti lo rivela un report Gallup, che sottolinea anche come il 20% dei lavoratori, soprattutto tra chi opera da remoto, si senta spesso solo.

Dietro questi dati si nasconde lo stress lavoro-correlato che secondo la definizione del National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH), si tratta di “un insieme di reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifesta quando le richieste poste dal lavoro non sono commisurate alle capacità, risorse o esigenze del lavoratore”.

Ansia, frustrazione e disconnessione non sono quindi il segno di una fragilità individuale, ma il sintomo di un sistema che non funziona e quando ciò accade il rischio non è solo umano ma anche economico. Aumento del turnover, calo della performance e reputazione indebolita sono solo alcune delle conseguenze.

Mentre molte aziende provano a rispondere con corsi di mindfulness o benefit wellness, si sta generando un nuovo paradosso: l’ansia da benessere. Oggi, anche “stare bene” diventa un compito da svolgere, un obiettivo da dimostrare, un altro livello di performance da raggiungere.

Ma il vero benessere si riconosce quando non si deve più sopravvivere al lunedì. Il vero benessere non nasce da pratiche isolate ma da un sistema che smette di generare ansia.

Una leadership empatica: il vero game changer

In queste situazioni il ruolo della leadership diventa cruciale, a spiegarlo è Fiorella Franco, coach esperta in leadership, intelligenza emotiva e alta sensibilità: “Un leader empatico è in grado di riconoscere segnali di stress prima che diventino un problema cronico”, afferma Fiorella, fondatrice di Leadership Sensibile, ecosistema formativo che aiuta aziende e team a portare intelligenza emotiva e umanità nella cultura organizzativa.

Le emozioni non sono un ostacolo alle performance. Sono un indicatore di verità e  uno strumento di guida: saperle ascoltare, dentro e fuori di sé, permette di costruire relazioni più autentiche e ambienti di lavoro più resilienti. Questo è particolarmente vero per le PAS (Persone Altamente Sensibili) che possono risentire più degli altri di contesti lavorativi negativi ma che, se supportate, rappresentano una risorsa preziosa per il team” afferma Fiorella Franco.

Secondo l’esperta, promuovere una cultura dell’ascolto, del riconoscimento e del supporto reciproco aiuta a diminuire lo stress e ad aumentare la motivazione. Non si tratta solo di benessere individuale, ma di strategia aziendale.

Ogni giorno parliamo di produttività. E ogni giorno qualcuno si spegne. Ma finché continueremo a ignorare le emozioni, nessun corso di time management potrà salvarci.”

I 7 consigli per un ambiente di lavoro più sano

Sempre più aziende stanno adottando approcci innovativi per affrontare lo stress lavorativo in modo sistemico, ecco 7 consigli ispirati proposti da Leadership Sensibile:

1- Formazione emotiva per i manager: Un manager che non sa gestire le proprie emozioni le scarica sugli altri. Un leader consapevole e capace di gestire le proprie emozioni e quelle del team, può affrontare i conflitti in modo costruttivo e intervenire con tempestività quando emergono segnali di disagio

2- Comunicazione trasparente e bidirezionale: stop alla comunicazione “tutto ok”: serve verità organizzativa. creare spazi sicuri in cui le persone possano esprimersi liberamente (dubbi, idee, difficoltà) senza temere giudizi, costruisce fiducia e connessione autentica

3- Autonomia e flessibilità: la libertà nel “come” lavorare restituisce dignità. I giovani non vogliono orari, vogliono fiducia. offrire libertà nel come e quando lavorare migliora la percezione di controllo, valorizza la responsabilità individuale e riduce la frustrazione generata da ritmi rigidi e poco umani

4- Cultura del riconoscimento e della gratitudine: un “grazie” sincero vale più di una newsletter motivazionale. La cultura della gratitudine non è debolezza: è collante, celebrare i risultati, anche piccoli, e valorizzare l’impegno individuale rafforza il senso di appartenenza e il significato del lavoro

5- Prevenzione attiva del sovraccarico: Quando nessuno gestisce i carichi, a farlo è la salute mentale delle persone. Prima si scaricano le mail, poi si spengono le persone. monitorare il carico di lavoro e distribuire le responsabilità in modo equo previene lo stress cronico e aiuta a mantenere alta la motivazione

6- Momenti strutturati di rigenerazione e disconnessione: Il diritto a staccare non è un favore: è igiene mentale. La performance non è continua. La rigenerazione dev’essere strutturata. Senza pause vere, nessuna innovazione regge.favorire pause regolari, promuovere il diritto alla disconnessione e incentivare pratiche di benessere mentale aiuta a rigenerare le energie e migliorare la performance.

7- Ascolto attivo e feedback continui: Chi non ascolta in tempo i segnali dei propri collaboratori, li legge poi nelle dimissioni. I dialoghi salvano. I silenzi costano. incoraggiare un dialogo costante tra manager e collaboratori, con feedback sinceri e costruttivi, aiuta a individuare tempestivamente difficoltà e migliorare continuamente l’ambiente di lavoro.

Il futuro di un’azienda passa dal benessere (vero) dei suoi dipendenti

In un mercato in cui le nuove generazioni chiedono ambienti etici, flessibili e umani, le aziende che sanno prendersi cura delle persone diventano più attrattive, più solide e più credibili.

Investire in benessere oggi significa costruire brand più forti, team più lucidi, imprese più sostenibili, non è una moda ma una necessità culturale e una grande opportunità strategica.

Il benessere mentale non è una coccola aziendale. È il punto zero da cui ripartire, se vogliamo costruire aziende che brillino nei bilanci, e anche nelle coscienze. Leadership Sensibile entra come modello che rompe la retorica e porta benessere sistemico, non accessorio”, conclude Fiorella Franco.

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