Intelligenza artificiale: chi se ne occupa in Italia

 Intelligenza artificiale: chi se ne occupa in Italia

In Europa con l’AI Act si sta cercando di regolare l’intelligenza artificiale. In ogni Paese dell’Unione, l’applicazione di questa normativa deve passare per una autorità di riferimento e in Italia il dibattito per individuarla è stato acceso.
Ecco perché la scelta italiana è oculata, ma si poteva osare di più.
Alle leggi e alle direttive che stanno tentando di regolare il mondo digitale europeo e ai loro “garanti” sarà anche dedicata la quarta edizione della Privacy Week che si terrà a Milano dal 27 al 31 maggio
Le regole europee – nello specifico, il nuovo AI Act che dovrà finalmente regolare tutto ciò che accade in materia di intelligenza artificiale – impongono di nominare in ogni Paese aderente un’autorità di sorveglianza, che avrà il delicato compito di vigilare sull’applicazione della normativa.
Il Governo italiano ha deciso che per il nostro Paese le autorità nazionali di riferimento saranno l’AGID (Agenzia per l’Italia Digitale) e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale. Ma arrivare a questa scelta non è stato semplice né veloce: vediamo perché e quali erano le altre opzioni possibili.

Era meglio un’Autorità tutta nuova?
La questione dell’autorità competente va avanti da molto tempo, e in effetti non tutti sono d’accordo con
questa decisione. Associazioni di settore come Privacy Network e Hermes Center hanno ad esempio pubblicato alcune settimane fa una lettera aperta in cui si spiegavano i motivi per cui ritengono più corretto assegnare la competenza a un’autorità indipendente completamente nuova, piuttosto che ad autorità già esistenti.

Era meglio il Garante Privacy?
Sul tavolo c’era chiaramente anche il Garante Privacy, che da tempo ormai prosegue con un’attività abbastanza incentrata sull’intelligenza artificiale, come anche molte altre autorità per la protezione dei dati europee. D’altronde, come potrebbe essere altrimenti? L’intelligenza artificiale sarà usata – ed anzi viene già usata – per trattare dati personali, con sistemi automatizzati che possono avere un impatto anche rilevante sulla vita di tutti noi, come quelli di credit scoring. Certo, l’intelligenza artificiale sarà sempre più usata anche in impianti industriali, contesti cittadini e persino militari, in cui i dati personali avranno ben poco a che fare, se non in maniera residuale. Permane però l’impatto, diretto o indiretto, sulla vita delle persone… sempre più circondate da sistemi algoritmici automatizzati che plasmano in tempo reale la realtà sulla base dei dati ricevuti come input.
E allora il problema dell’autorità a cui assegnare le redini di tutto questo non è di facile soluzione. Un’autorità
indipendente avrebbe potuto davvero gestire la moltitudine di aspetti relativi all’AI in ogni ambito umano ed. economico? Come potrebbe un’autorità indipendente, da sola, possedere tutte le competenze, anche legali, necessarie?

La scelta italiana è ok, ma si poteva fare di più
Tutto sommato, assegnare il ruolo a due autorità, e non una, sembra ragionevole e anche lungimirante:
l’AGID ha una visione d’insieme per ciò che riguarda la governance digitale della pubblica amministrazione; mentre la cybersicurezza deve avere un ruolo primario nella governance dell’IA.
Ad avviso di chi scrive, però, il Governo avrebbe dovuto osare di più. Il regolamento sull’intelligenza artificiale non impone limiti al numero di autorità a cui assegnare i poteri di sorveglianza. Perché quindi non includere anche il Garante Privacy, e andare così a formare una triade in grado di coprire i primari aspetti fondamentali dell’intelligenza artificiale: pubblica amministrazione, sicurezza, privacy.
Si discuterà ampiamente di queste tematiche durante PrivacyWeek24 Privageddon – La battaglia dei regolamenti, che si terrà a Milano dal 27 al 31 maggio. Un evento in cui si cercherà di capire come cogliere le opportunità e fare buon uso dei nuovi strumenti a nostra disposizione, sapendo però anche gestire i rischi legati alla sicurezza dei dati e al rispetto di normative sempre più complesse e interconnesse tra loro.

di Matteo Navacci, Co-Fouder Privacy Week

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