Crisi dello Streaming: le mosse per salvarlo
Inutile negare che in questo esatto periodo storico stia avvenendo una crisi che va a mirare anche i servizi streaming.
Dopo una grandissima ascesa degli anni passati e l’esplosione delle iscrizioni con il lockdown del 2020 dovuta alla pandemia da Covid-19, l’intero settore sta andando incontro ad un calo degli abbonati.
La motivazione potrebbe semplicemente essere un ritorno graduale alla normalità e minor tempo libero da dedicarci. Paradossalmente invece, uno dei problemi principali è proprio la presenza di un mercato sempre più affollato. Un settore in cui ogni azienda cerca di esprimere le proprie potenzialità con grandissime opere di marketing.
Abbiamo Netflix, Disney+, Amazon Prime Video, Paramount+, SkyGO, NowTV, Apple Tv, Hulu e motli altri.
In una ricerca condotta da JustWatch.com si dimostra come, in Italia, sia presente un dominio di Netflix e DisneyPlus ma anche di come le altre piattaforme stiano lentamente allargando il bacino di utenti e di mercato (possedendo quote di 4/5% dell’intero settore).
Oltre a questo sovraffollamento, gli utenti cominciano a lamentare un aumento dei costi degli abbonamenti di fronte ad una minore scelta di contenuti.
Per contrastare questo fenomeno, alcune piattaforme come Hulu hanno deciso di inserire un piano tariffario con la presenza di pubblicità ma ad un prezzo nettamente inferiore- Questa iniziativa ha avuto molto successo.
Se inizialmente il punto di forza di queste piattaforme era la mancanza di interruzioni pubblicitarie, banner e la possibilità di fuire di contenuti in ogni momento, oggi si sente la necessità di trovare un punto di incontro per favorire anche il bisogno economico. Anche Netflix sta traiettando verso la fine di un’epoca di streming ininterrotto. Ted Sarandos e Greg Peters saranno coloro che guideranno l’azienda leader del settore verso questa nuova direzione.
Le motivazioni, oltre alla volontà di accrescere abbonamenti e ricavi, sono legate all’idea di un utente che è abituato a vivere in una dimensione digitale costellata di pubblicità, basti pensare ai fruitori di Tik Tok, Instagram e Youtube. Interessante sarà scoprire come le altre aziende cercheranno di contrastare la crisi del servizio streaming e se questa possa essere un’alternativa valida per l’utente.