Superbonus 110, energie e mobilità sostenibili. A che punto siamo? L’intervista all’On Luca Sut

 Superbonus 110, energie e mobilità sostenibili. A che punto siamo? L’intervista all’On Luca Sut

On. Luca Sut, lei è stato protagonista del “Superbonus 110%”. Che cosa ha funzionato e che cosa invece va rivisto e migliorato? 

In primis ha funzionato l’idea alla base del Superbonus unito al meccanismo dello sconto in fattura e cessione del credito: permettere ai cittadini di efficientare sul piano energetico gli edifici, di renderli più sicuri su quello antisismico, installare pannelli fotovoltaici e colonnine di ricarica elettrica a costo zero, o spendendo cifre irrisorie a fronte di quelle che avrebbero sostenuto se non avessero fruito della misura. Ha il suo costo per le casse pubbliche, ma c’è un ritorno economico calcolato in 124,8 miliardi e che si esprime sia a livello socio-occupazionale che ambientale.

Dopo una prima fase di rodaggio, il 110% ha iniziato a ingranare, anche grazie ad alcuni interventi di sburocratizzazione, introdotti a livello parlamentare, che hanno reso più fruibile l’agevolazione. 

Poi è successo ciò che non doveva succedere, perché a rimetterci seriamente sono stati i cittadini e le imprese di settore. 

Cosa non ha funzionato? L’intervento governativo  del Presidente Draghi e del Ministro Franco. Con la scusa di combattere le frodi, hanno di fatto bloccato il meccanismo di cessione dei crediti, mettendo in crisi 50 mila imprese con crediti milionari nel cassetto fiscale che non riescono a monetizzare, e cittadini che, di conseguenza, hanno subito l’interruzione dei lavori. 

Energie rinnovabili. A che punto siamo?

I dati a disposizione ci dicono che nel 2021, in Italia, siamo arrivati a una capacità di rinnovabili installata pari a 1,351 GW. Segniamo quindi un + 70% di potenza rispetto al 2020, con una capacità complessiva raggiunta pari a oltre  60 GW. A determinare per la maggiore quota tali cifre, sono le installazioni di impianti fotovoltaici ed eolici. Nei primi 4 mesi del 2022 sono stati completati e attivati nuovi impianti per 0,64 GW, stando ai dati forniti da Terna. E se è vero che nei primi cinque mesi del 2022 sono stati richiesti allacciamenti alla rete per 5,1 GW, andrà poi verificato se effettivamente a fine anno l’iter autorizzativo sarà completato e questi numeri saranno confermati

Ma non c’è affatto tempo da perdere, perché gli obiettivi posti dall’Europa nel “Fit for 55” sono ambiziosi e, per essere raggiunti, richiedono una modifica del nostro PNIEC, dove l’obiettivo per le rinnovabili è stato fissato al 55% entro il 2030. E’ necessario dunque un intervento che innalzi i target previsti, come già indicato nel Piano per la Transizione ecologica che ha previsto un 72% per ciò che concerne le rinnovabili nel campo della generazione elettrica. 

Il M5S si è adoperato per accelerare i ritmi, attraverso proposte normative volte alla semplificazione burocratica per l’installazione dei nuovi impianti. Per l’individuazione delle aree ad essi idonee, riteniamo sia centrale lavorare in sinergia con gli Enti locali e, al contempo, dialogare con i territori ai fini della diffusione delle Comunità energetiche. 

Mobilità 2035. Come cambia il mercato dell’auto e della rete distributiva?

Nel mercato dell’auto è già in corso un’evoluzione in direzione della mobilità elettrica. I piani di produzione pluriennali delle case automobilistiche si sono già posti nell’ottica del passaggio all’elettrico, stabilendo soglie produttive del 100% di E-car entro il 2035, il 2030, ma anche entro il 2027 nel caso della FIAT. Poi, viene da sé che il settore vada accompagnato in questo percorso di transizione. E ben vengano le necessarie iniziative istituzionali in tal senso che, ribadisco, vanno attivate. Ma attenzione a non drammatizzare volutamente questo passaggio, magari per nascondere una resistenza politica che vorrebbe ancora i motori termici protagonisti di un mercato che deve guardare a un fisiologico cambiamento, dettato da esigenze improrogabili, legate alla necessità di abbattere le emissioni nocive e contrastare il cambiamento climatico in corso. Ricordo che esistono produttori europei che in due anni hanno riconvertito intere linee produttive all’elettrico. Lo Stato, ovviamente, deve fare la sua parte. 

Quali sono le prossime sfide italiane nel campo della sostenibilità?

È la più grande delle sfide a cui siamo chiamati in questo tempo. E coinvolge davvero tutti: imprese, lavoratori, società civile e, ovviamente, la politica e le istituzioni. 

Ogni attività produttiva deve subire un processo di revisione in chiave sostenibile, dalle materie prime impiegate ai processi di produzione. Gli stessi cittadini dovranno ripensare le proprie attività quotidiane in funzione delle istanze ambientali. 

Ma tutto ciò non potrà avvenire senza il giusto imput della politica che dovrà svolgere al meglio il suo ruolo di guida consapevole verso modelli validi, cogliendo appieno l’imprescindibilità dei temi legati alla sostenibilità ambientale, espressi dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sono le Missioni “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” quelle maggiormente coinvolte: investendo bene nelle traiettorie indicate dal Piano, potremo dirci sul binario che porta a una società finalmente ecosostenibile.  

Intervista a cura di Pilat & Partners

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