La PA e la sfida dell’innovazione: servono nuovi profili e più formazione

 La PA e la sfida dell’innovazione: servono nuovi profili e più formazione

Sono 484 i miliardi di euro che la PA incasserà entro il 2029 grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e ai fondi della politica di coesione. Risorse ingenti per la Pubblica Amministrazione italiana che, però, rischia di ritrovarsi impreparata nel programmare, gestire e monitorare i circa 54 miliardi in arrivo ogni anno. A dirlo è la nuova edizione della ricerca annuale sul lavoro pubblico realizzata da FPA e presentata al FORUM PA 2022. Ma qual è lo stato di salute della nostra PA? Sicuramente non ottimale, secondo i dati forniti dalla ricerca. I dipendenti pubblici italiani sono fermi a 3,2 milioni (a fronte di oltre 3 milioni di pensionati), il 14,5% del totale degli occupati, lontani dai 5,7 milioni della Francia, i 5,3 milioni del Regno Unito e i 5 milioni della Germania, spiega FPA che ha presentato l’indagine in apertura di FORUM PA 2022 “il Paese che riparte”, manifestazione che si è tenuta dal 14 al 17 giugno nella sede dell’Auditorium della Tecnica a Roma.

Ed ecco il profilo del dipendente pubblico italiano: ha in media quasi 50 anni e fa poca formazione. Nonostante il 42,6% sia laureato, spesso si tratta di risorse umane che hanno “principalmente competenze giuridiche, adatte a gestire procedimenti più che progetti, spesso disallineate dalle reali esigenze”, dice FPA. Mentre per la formazione si spende solo 40 euro l’anno a persona per l’aggiornamento, aggiungono i promotori della ricerca.

Per affrontare le nuove sfide dettate dal PNRR, invece, occorre innovare la PA anche inserendo nuove risorse umane, sempre più qualificate. Per raggiungere questo obiettivo sono stati indetti vari concorsi pubblici. Qualcosa, però, non sta funzionando nella macchina concorsuale. Ancora una volta è la ricerca di FPA che ci aiuta a inquadrare cosa stia accadendo: su 55 grandi concorsi indetti tra il 2019 e il 2021, 30 si sono conclusi e 25 sono ancora in corso, ma dei 103 mila posti messi a bando appena 14,5 mila sono stati assegnati e oltre 88 mila (in gran parte nella scuola) sono ancora vacanti. E qual è lo scenario a cui la PA andrà in contro nei prossimi anni sul fronte occupazionale? Intanto esiste un obiettivo. A fissarlo è stato il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta: assumere entro il 2028 quattro milioni di dipendenti pubblici con un’età media di 44 anni e con competenze adeguate. In pratica, tenendo conto dei pensionamenti, entro 6 anni bisognerebbe assumere quasi 1,3 milioni di persone – circa 200 mila ogni anno – con un’età media di 28 anni, avviando un grande piano di formazione impostato su un’analisi delle necessarie competenze, sottolinea FPA. Ce la faremo? Nel frattempo, però, da FPA evidenziano i buoni risultati della campagna di reclutamento per i professionisti del PNRR, per cui nel solo 2021 sono state ricevute 160 mila candidature e sono già oltre 15 mila le assunzioni a tempo determinato realizzate.

“Di fronte alla sfida di gestire una mole di risorse senza precedenti, serve costruire con urgenza una PA capace di lavorare per progetti, che passi dalla cultura dell’adempimento a quella del risultato”, commenta Gianni Dominici, direttore generale di FPA. Per il presidente di FPA Carlo Mochi, invece, “la PA, per essere all’altezza dei compiti che ha davanti, deve velocemente cambiare il suo modo di essere datore di lavoro: vanno migliorate le procedure di selezione; va potenziata l’accoglienza dei neoassunti; va previsto un percorso di carriera basto sul merito e una formazione continua”.

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