Il Manifesto degli Slow Media per creare una cultura digitale di qualità

 Il Manifesto degli Slow Media per creare una cultura digitale di qualità
Un Manifesto degli Slow Media per riportare qualità e autenticità sul web: dal 2010 è arrivato il momento di renderlo concreto.

Era il 2010 quando Benedikt Köhler, Sabria David e Jörg Blumtritt scrissero lo “Slow Media Manifest“, in lingua tedesca e tradotto poi in lingua inglese. L’intenzione era quella di riprendere dal modello slow food “la scelta consapevole degli ingredienti e la loro preparazione in modo concentrato“, per riproporla come modello nel quotidiano consumo di informazione.

Era il 2010, ma lo “Slow Media Manifest” sembra non essere troppo invecchiato.

Nel primo decennio del 21° secolo, i cosiddetti anni 2000, le basi tecnologiche del panorama mediatico sono cambiate profondamente. Le parole d’ordine più importanti sono: networking, internet e social media. Nel secondo decennio, non si tratterà di trovare nuove tecnologie che rendano la produzione di contenuti ancora più semplice, veloce ed economica. Si tratterà invece di sviluppare reazioni adeguate a questa rivoluzione mediatica, integrandola politicamente, culturalmente e socialmente e utilizzandola in modo costruttivo.” – scrivono i fondatori del Manifesto proponendo una riflessione sul consumo mediatico più consapevole, concentrato e costruttivo.

Nell’era dell’immediatezza, delle chat istantanee e delle dirette, forse, il secondo decennio non si è avviato proprio nella stessa direzione di cui parlavano dieci anni fa Köhler, David e Blumtritt. Anzi, al contrario, il consumo quotidiano di informazioni, notizie, video e foto sembra essersi maggiormente accelerato con Reels da 30 secondi, IG stories da 15 secondi e bacheche a scorrimento rapido.

La nostra routine di informazione è caratterizzata spesso da titoli di articoli, tweet e post blog, e sempre meno da approfondimenti, inchieste e riviste specializzate. Se da un lato, c’è chi ricerca la qualità, il dettaglio, i giornali e le riviste di nicchia per specializzarsi su un determinato settore o non lasciare nessuna notizia al caso; dall’altra parte c’è chi invece preferisce fermarsi al titolo senza sentire il bisogno di approfondire il contenuto che sta leggendo.

Quello che si verifica seguendo il secondo comportamento è un aumento delle possibilità di diffusione delle fake news, in particolare se il contenuto viene condiviso senza essere letto. Perché capita spesso di incorrere in un titolo clickbait, ovvero quei titoli scritti apposta per ottenere click e visualizzazioni, senza però riportare correttamente la notizia o addirittura riportando notizie inventate di sana pianta.

Questo si verifica perché fruiamo in modo veloce e distratto dei contenuti che vediamo online: non dedichiamo tempo alla lettura o al confronto delle fonti e non costruiamo un nostro pensiero critico su ciò che stiamo leggendo.

Dopo 10 anni, dunque, più che seguire il Manifesto degli slow media, stiamo producendo un manifesto dei fast media. Ma possiamo ancora rimediare leggendo e seguendo proprio i punti inseriti nel manifesto da Köhler, David e Blumtritt.

Eccoli elencati di seguito:

  • 1. Gli Slow Media sono un contributo alla sostenibilità – La sostenibilità riguarda le materie prime, i processi utilizzati e le condizioni di lavoro sulla base delle quali viene prodotto un mezzo. Il termine si riferisce anche al consumo sostenibile dei media lenti.
  • 2. Gli Slow Media promuovono il monotasking – Proprio come la produzione di un buon pasto richiede la piena attenzione di tutti i sensi di un cuoco e dei suoi ospiti, i media possono esseri consumati solo con piacere e un’attenzione focalizzata.
  • 3. Gli Slow Media puntano alla perfezione – non sono necessariamente caratterizzati dal fatto di rappresentare qualcosa di completamente nuovo sul mercato. Molto più importante è l’aspetto di un’interfaccia utente continuamente migliorata e collaudata che sia robusta, accessibile e perfettamente adattata alle abitudini di utilizzo dei media delle persone.
  • 4. Gli Slow Media fanno notare la qualità – si misurano in termini di produzione, aspetto e contenuto con standard di alta qualità e quindi si distinguono dalle sue controparti veloci e di breve durata. Sia che si tratti di una interfaccia di alta qualità o di un layout esteticamente stimolante.
  • 5. Gli Slow Media promuovono i prosumer – persone che determinano attivamente cosa e come vogliono consumare e produrre – il consumatore passivo è sostituito dal prosumer attivo che è stimolato a nuove idee e azioni dal suo uso dei media.
  • 6. Gli Slow Media sono discorsivi e dialogici – cercano qualcuno con cui entrare in contatto. La scelta del mezzo è di secondaria importanza. Ascoltare gli slow media è importante tanto quanto parlare. “Slow” qui significa: essere attenti e anche saper guardare e interrogare le proprie posizioni da una prospettiva diversa.
  • 7. Gli Slow Media sono social media – si formano comunità o tribù vivaci, indipendentemente dal fatto che si tratti di un autore vivente che entra in uno scambio con i suoi lettori o di un musicista defunto, attorno alla cui musica si forma una comunità attiva di interpretazione. Gli Slow Media promuovono la diversità e rispettano le caratteristiche culturali e locali.
  • 8. Gli Slow Media prende sul serio i propri utenti – gli Slow Media non disprezzano i propri utenti, né li incontrano in modo remissivo e accattivante.
  • 9. Gli Slow Media sono raccomandati invece di pubblicizzati – il successo degli Slow Media non risiedono nella schiacciante pressione pubblicitaria su tutti i canali, ma nelle raccomandazioni di amici, colleghi e famiglie. Un libro che compri cinque volte per regalarlo ai tuoi migliori amici è un buon esempio.
  • 10. Gli Slow Media sono senza tempo – gli Slow Media hanno una lunga durata e sembrano ancora freschi anche dopo diversi anni o decenni. Non perdono la loro qualità nel tempo, ma acquisiscono una patina che ne aumenta addirittura il valore percepito.
  • 11. Gli Slow Media irradiano un’aura speciale – creano nell’utente la sensazione che il mezzo appartenga proprio a questo momento della sua vita. Anche se i media lenti sono prodotti industrialmente o si basano in parte su mezzi di produzione industriali, trasmettono l’impressione di unicità e puntano oltre se stessi.
  • 12. Gli Slow Media sono progressisti, non reazionari – gli Slow Media si basano sui loro risultati tecnici e sul modo di vivere nella società in rete. È proprio attraverso l’accelerazione in numerosi ambiti della vita che diventano possibili, ma anche indispensabili per la sopravvivenza, isole di consapevole lentezza. I media lenti non sono una contraddizione alla velocità e simultaneità di Twitter, blog e social network, ma un atteggiamento e un modo di usarli.
  • 13. Slow Media punta sulla qualità – sia nella produzione che nella ricezione dei contenuti mediatici – studi culturali come la critica delle fonti, la classificazione e la ponderazione delle fonti di informazione stanno diventando sempre più importanti con la crescente disponibilità di informazioni.
  • 14. I media lenti pubblicizzano la fiducia e si prendono il tempo necessario per essere credibili. Dietro Slow Media ci sono persone reali. E lo noti anche tu.

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