Starbase: la città utopica di Elon Musk

 Starbase: la città utopica di Elon Musk

E’ risaputo: Elon Musk pensa in grande. Anzi, grandissimo. Ha iniziato con la mobilità terrestre (Tesla), per poi passare a quella spaziale (SpaceX). Il prossimo obiettivo? Le città. 

A pochi giorni dal (quasi) trionfale atterraggio dello Starship (un grosso razzo), il super imprenditore americano annuncia un progetto altrettanto ambizioso: Starbase. Sono bastate sette parole compresse in un tweet:  “Creating the city of Starbase, in Texas”. 

Ebbene sì, Elon Musk lavora ad una città. Sconvolgente vero? Facciamo chiarezza.

Disclaimer: le informazioni sono ancora limitate. Gran parte di quanto segue è pura fantascienza (in pieno stile Elon Musk). 

Starbase: la città utopica di Elon Musk

Di che cosa si tratta?

E’ un progetto per realizzare la città del futuro. L’idea è di sperimentare un nuovo modello di sviluppo urbano. Con lo sguardo puntato allo spazio. Le potenzialità del progetto non si limitano infatti alla dimensione terrestre: Musk vuole colonizzare il Pianeta rosso. Starbase è  quindi una simulazione di quello che in futuro potrebbe approdare sul suolo marziano. D’altronde, il vettore c’è (esplosioni a parte): perché non iniziare a pensare all’insediamento?

Ragionevolmente, possiamo aspettarci una città di piccole dimensioni. In un primo periodo, accoglierà i dipendenti di SpaceX, famiglie incluse. In futuro, la cittadinanza potrebbe essere estesa alla (ricca) fan base dell’imprenditore; nonché ai coloni in attesa di partire per Marte. Il sito selezionato per l’ambizioso progetto ospita infatti uno “spazioporto”. Tradotto: piattaforma di cemento da cui attualmente decolla il prototipo dello Starship. 

Guardando alle infrastrutture, la parola d’ordine è Tesla. Facilmente la città disporrà di una nutrita flotta full electric. E perché no, totalmente automatizzata. Avendo infatti la possibilità di costruire l’insediamento da zero, si potranno predisporre sensori e dispositivi intelligenti a supporto dei veicoli autonomi. Lo spazio così configurato permetterebbe inoltre di sperimentare nuove forme di mobilità condivisa, magari introducendo delle Tesla modificate per il trasporto pubblico (un Tesla bus?). 

Sul piano energetico, un esteso parco solare -e forse anche eolico- situato fuori dal perimetro urbano produrrà l’energia necessaria. L’energia sarà immagazzinata nelle batterie made in Tesla: Powerwall per le abitazioni residenziali, Powerpack per il parco solare-eolico. Il tutto integrato attraverso un’avanzata rete di distribuzione “partecipata” (mai sentito parlare di smart grid?). 

Dove?

Fin qui, tanta fantascienza. Passiamo ai fatti. Materialmente, dove sorgerà Starbase? In Texas, più precisamente a Boca Chica; uno sperduto villaggio con 35 abitazioni e tanti pensionati che si godono il mare. O meglio, su quello che rimarrà di Boca Chica. Da quando è stato costruito lo spazioporto (ricordate la piattaforma di cemento?), SpaceX ha acquistato quasi la totalità delle abitazioni. Pagando tre volte il loro prezzo originario. Oltre alla piattaforma di lancio, l’azienda dispone di un centro di controllo missioni e un sito per la produzione dei prototipi. Per ora, non un granché. In futuro, chissà. 

Lo può fare?

Certo, siamo in america baby. Sul piano legale, è relativamente facile fondare una città. Si inizia con una raccolta firme: almeno il 10% della popolazione residente nell’area selezionata. La petizione, oltre al nome prescelto, deve includere la tipologia di governo cittadino. A seconda dello stato, si può scegliere tra quattro opzioni. Dalla forma più classica, a quella più innovativa; come la combinazione manager-consiglio comunale, a metà tra un’amministrazione pubblica e un’azienda privata. Firmata la petizione, questa viene votata dai residenti e approvata dal giudice statale. Quattro passaggi, qualche firma e l’approvazione di un giudice: fine. Il processo non dovrebbe risultare particolarmente complesso. 

Quali prospettive?

Razionalizziamo: per ora Starbase è 90% fantascienza e 10% realtà. Ma le proporzioni potrebbero cambiare rapidamente. Il terreno c’è: gran parte di Boca Chica è ora propietà di SpaceX. Ci sono i cittadini (forse anche troppi). E non manca la tecnologia.

Cosa potrebbe andare storto? Di tutto. A partire dal potenziale danno d’immagine nel caso in cui l’esperimento fallisca. Abbiamo tutti presente cosa succede quando una Tesla è coinvolta in un incidente. O quando un razzo di SpaceX esplode. Ne parlano tutti. Ecco, provate ad immaginare una Tesla che accidentalmente investe un cittadino di Starbase. Al primo passo falso, l’utopia si sgretola, il sogno tramonta e i riflettori si spengono.

Il rischio è alto. Si potrebbe definire quasi una pazzia. D’altronde, è risaputo: sono i pazzi i primi a sognare.  E senza i sognatori il mondo rimane ancorato al presente. O peggio ancora, al passato. Perché allora non rischiare?

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