Voglia di caffè e genetica, quali sono i legami?

 Voglia di caffè e genetica, quali sono i legami?

Scoperto il gene associato al consumo abituale di caffè

Stamattina, dopo essermi versata la terza moka di caffè, mi sono ricordata di uno studio scientifico che indagava le origini genetiche del consumo di caffè: insomma giunti all’ennesima tazzina potremmo anche pensare che la nostra “dipendenza” sia un po’ colpa dei nostri geni e sentirci meno colpevoli. D’altra parte, stiamo parlando di una delle bevande più consumate al mondo, seconda solo all’acqua e al tè, quindi siamo in buona compagnia.

Dato che contiene diversi composti fisiologicamente attivi come caffeina e polifenoli, molti ricercatori hanno studiato l’impatto del consumo di caffè sulla salute. Per esempio, il consumo di caffè è stato collegato a effetti protettivi su varie patologie comuni come malattie cardiovascolari, ipertensione, morbo di Alzheimer e Parkinson, diabete, alcuni tipi di cancro e funzioni uditive. Però, come molti hanno sicuramente sperimentato, può predisporre a effetti negativi, come i disturbi del sonno.

Per questo importante impatto sulla salute – per non parlare dell’impatto sull’economia – gli scienziati hanno ampiamente studiato la genetica alla base del consumo di caffè. I primi studi risalgono agli anni ’60, con la prima descrizione della sua ereditabilità in Italia. Negli anni successivi sono stati condotti diversi studi indipendenti, principalmente nelle popolazioni dell’Europa settentrionale, che hanno evidenziato associazioni tra il consumo di caffè o caffeina e diversi geni.

Qualche anno fa, un team di ricercatori provenienti da Italia e Olanda ha condotto uno studio in due popolazioni italiane isolate e ha poi confrontato i dati con un campione di popolazione olandese.

Il campione di popolazione selezionato era formato da 370 persone provenienti da Carlantino, un piccolo paese della Puglia, e 843 persone provenienti da sei comuni del Friuli-Venezia Giulia, per un totale di 1207 campioni. Il modello è poi stato replicato su un campione di popolazione nei Paesi Bassi. Il ​​consumo di caffè è stato misurato attraverso il numero di tazze di caffè al giorno.

Il risultato dello studio è che esiste un’associazione tra il consumo di caffè e il gene PDSS2, che può influenzarne il consumo attraverso il suo effetto su altri geni legati al metabolismo della caffeina.

In definitiva, non siamo noi ad aver voglia di così tanti caffè: è il gene PDSS2 che ce lo chiede (o così mi piace pensare).

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