Le nuove generazioni ed il volontariato aziendale: il valore in più che fa la differenza

 Le nuove generazioni ed il volontariato aziendale: il valore in più che fa la differenza

Secondo un’indagine di Reverse rivolta a Millennials e GenZ, il 96% delle persone che ha partecipato a iniziative di volontariato aziendale raccomanderebbe l’adozione di questa pratica come norma generale nel contesto lavorativo

Il 73% ritiene che la presenza di tali attività rappresentino un valore aggiunto nella valutazione sulla società 

Reversesocietà di HR e Head Hunting, ha intervistato la propria community di LinkedIn per capire in che modo le attività di volontariato aziendale influenzano le nuove generazioni in termini di esperienza e di valore aggiunto nella scelta di un’azienda. Questo in considerazione sia dell’impegno intrapreso da Reverse in merito al volontariato di competenza – per un supporto durante le ore lavorative a realtà terze sulla base delle proprie competenze professionali – sia per avere un quadro di riferimento in termini di recruiting e dei nuovi trend del settore.

L’indagine ha coinvolto un campione di 100 persone tra Millennials, circa il 57%, e Generazione Z, oltre il 34%, e ha messo in luce come per gli intervistati l’impegno sociale da parte delle aziende sia importante e necessario nel medio-lungo termine. Infatti, nonostante l’84% delle persone non tenga inizialmente conto delle attività di volontariato nella scelta di un’azienda, il 73% ritiene che la presenza di tali iniziative rappresentino un valore aggiunto nella valutazione delle società.  Il volontariato può diventare così un incentivo ed un elemento di soddisfazione nel lavoro come attestato dall’87% delle persone che hanno partecipato ad iniziative di solidarietà: avere la possibilità di contribuire a queste attività non solo migliora la percezione dell’azienda, ma influisce positivamente sulle persone coinvolte, sia in termini personali sia in termini di competenze utili a livello professionale. Più in generale, il 96% delle persone coinvolte raccomanderebbe comunque l’adozione di questa pratica come norma generale nel contesto lavorativo.

Dunque, i risultati ottenuti mostrano come, seppur la pratica di volontariato non sia ancora largamente diffusa nelle aziende italiane – il 70% non ne ha mai avuto occasione – questo rappresenti un fattore distintivo per le imprese, capace di dare valore alla propria immagine e reputazione. “Le nuove generazioni e i nuovi imprenditori stanno acquisendo una maggiore consapevolezza dell’importanza di queste iniziative che rendono più coinvolti e soddisfatti i dipendenti, allineando così il sistema valoriale manageriale a quello dei propri collaboratori. Anche se la strada è ancora lunga per una mancata esperienza sul territorio, le attività di volontariato possono rappresentare una sinergia vincente anche a livello aziendale” commenta Alessandro Raguseo – CEO di Reverse, “senza contare l’enorme soddisfazione nel sentirsi utili attraverso le proprie competenze per chi ha diverse problematiche di inserimento sociale, o altri tipi di situazioni”.

È infatti dal 2020 che Reverse ha deciso di investire nel “volontariato di competenza”: attività in cui l’azienda “dona” economicamente alcune ore retribuite, e il dipendente “dona” le sue abilità professionali e il suo entusiasmo per aiutare persone terze su uno specifico settore di competenza.

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Supporto nel (re)inserimento nel mondo del lavoro: i progetti seguiti da Reverse

“Cosa potrei fare per essere d’aiuto a chi non ha le mie stesse possibilità? È da questa domanda che è nato il progetto del volontariato aziendale: abbiamo voluto dare la possibilità, a chi lo desidera, di mettere a disposizione alcune delle sue ore lavorative per aiutare categorie di persone in difficoltà a rientrare nel mondo del lavoro” dichiara Alessandro Raguseo.

Due le partnership siglate dall’azienda: una collaborazione con la cooperativa sociale “la Strada” di Milano che sostiene giovani ragazzi nella costruzione dei loro percorsi di crescita e una con “NonDaSola”, associazione operante a Reggio Emilia che ha l’obiettivo di combattere la violenza sulle donne attraverso la costruzione di forme e luoghi di solidarietà fra donne di diversa provenienza. Reverse ha messo in campo le sue competenze aiutando i ragazzi e le donne delle associazioni nei percorsi di inserimento e reinserimento nel mondo del lavoro, dalla stesura del CV alla simulazione di un colloquio. Significative le esperienze di Elettra Paladini – Industry Leader – e Debora Capra – HR Project Manager – che hanno partecipato ai progetti di volontariato. Per Elettra, la parola che meglio riassume la sua esperienza è gratitudine: entrare in empatia con chi ci troviamo di fronte non è facile, richiede grande consapevolezza e capacità di mettersi nei panni dell’altro.

È stato un grande bagno di umiltà. L’incontro con loro mi ha spinta a stravolgere il mio mindset, ho dovuto cambiare il mio modo di comunicare e di creare relazione. Ho aiutato queste donne a scoprire e valorizzare i loro punti di forza, insieme abbiamo fatto emergere ciò che loro non riuscivano a far trasparire, ma che le rendeva uniche.” DichiaraElettra, XX 

Dopo aver lavorato a stretto contatto con giovani altamente motivati, Debora ha acquisito una maggiore consapevolezza dell’importanza di valutare la motivazione di un candidato durante il processo di selezione.

“Impattante, difficile all’inizio, ma proprio per questo bellissimo. Quando ho incontrato i ragazzi di “La Strada” con il compito di guidarli nei colloqui, ho capito che ero entrata in un altro mondo rispetto al mio quotidiano e l’approccio doveva cambiare: non si poteva più parlare di skills, bisognava parlare di passioni.” Dichiara Debora.

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