DESI 2022: l’Italia cresce, ma siamo indietro sulle competenze digitali

 DESI 2022: l’Italia cresce, ma siamo indietro sulle competenze digitali

L’Italia guadagna due posizioni nel DESI 2022 e sale dal 20esimo al 18esimo posto in Europa tra i 27 stati membri (l’Italia nel 2021 aveva guadagnato cinque posizioni). La nuova edizione del Digital Economy and Society Index conferma gli sforzi che il nostro paese sta facendo in termini di innovazione e di digitalizzazione dell’economia e della società. Ed è la stessa Commissione Europea ad evidenziare che “se si considerano i progressi del suo punteggio DESI negli ultimi cinque anni”, l’Italia “sta avanzando a ritmi molto sostenuti” e che “negli ultimi anni le questioni digitali hanno acquisito attenzione politica, in particolare grazie all’istituzione di un ministero per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, all’adozione di varie strategie chiave e al varo di molte misure strategiche”.

Ma restano delle criticità. Primo fra tutti, il nodo delle competenze digitali. Perché se anche “l’Italia sta colmando il divario rispetto all’Unione europea in fatto di competenze digitali di base”, spiega il Report, solo il 46% dei cittadini italiani raggiunge le competenze digitali di base, mentre la media europea è del 54%. C’è da dire che se l’obiettivo del decennio digitale è arrivare almeno all’80% entro il 2030, nemmeno gli altri paesi dell’UE sono messi benissimo. E quando parliamo di competenze, non ci si riferisce solo a quelle dei cittadini. Un altro problema riguarda, infatti, il mercato del lavoro e la formazione. Entro il 2030, infatti, è stato stimato che il fabbisogno europeo di specialisti ICT (information and communications technologies) sarà di circa 20 milioni di professionisti, a fronte dei nove milioni attuali.

Secondo la Commissione Europea, l’Italia dovrà sfruttare al massimo le opportunità offerte dal PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) anche per espandere i servizi a banda larga e potenziare le infrastrutture di rete, diffondere nel tessuto economico e produttivo l’uso dei big data e dell’intelligenza artificiale, rendere disponibili online il 100 per cento dei servizi pubblici principali per le imprese e i cittadini. Attualmente, solo il 40 % degli utenti italiani accede all’offerta dei servizi pubblici digitali rispetto alla media UE del 65%, anche se dal 2020 al 2022 abbiamo guadagnato 10 punti percentuali. La bussola da seguire resta, quindi, il PNRR. Il finanziamento previsto per il nostro paese è di 191,5 miliardi di euro, di cui il 25,1% da destinare alla transizione digitale. Stiamo parlando di ben 48 miliardi di euro.

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