Sovereign Cloud: dal cloud-first al cloud-smart

 Sovereign Cloud: dal cloud-first al cloud-smart

I leader politici non sono certo famosi per la loro capacità di mettersi d’accordo. Se questo è vero a livello nazionale, lo è ancora di più a livello internazionale. Quindi, il fatto che i Capi di Stato e i responsabili politici di tutta Europa vedano la necessità di costruire una capacità pan-nazionale per l’infrastruttura digitale e la resilienza significa che siamo sulla buona strada.

Economia dei dati, un interesse nazionale 

I leader politici sia in Francia che in Germania hanno recentemente parlato della necessità di “European champions” come alternativa ai cloud provider americani. A settembre, il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato: “La battaglia che stiamo combattendo è una battaglia di sovranità … Se non costruiamo i nostri campioni in tutti i settori – digitale, intelligenza artificiale – le nostre scelte saranno dettate da altri“. Allo stesso modo, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha espresso preoccupazioni circa la “dipendenza digitale” dagli Stati Uniti. E questi sono solo due esempi.

In Italia, il ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale Vittorio Colao ha recentemente presentato il piano Strategia Cloud Italia, che ha definito come “una casa moderna per i dati degli italiani”, “un risultato bilanciato, orientato a garantire al tempo stesso sicurezza e nuove tecnologie”, in cui migreranno i dati delle pubbliche amministrazioni italiane, per garantire maggiore sicurezza e servizi più efficienti per i cittadini entro il 2025.

In questo eccellente articolo, Simon Hansford, CEO di UKCloud, scrive: “I monopoli di dati sono un pericolo reale, poiché l’accaparramento delle risorse significa nessuna concorrenza sul mercato, il che inevitabilmente solleva preoccupazioni per le comunità locali e per le aziende. Dare le redini volontariamente in mano a una o due aziende può avere conseguenze dannose e molto reali“.

È chiaro che, poiché l’economia dei dati diventi un interesse nazionale e paneuropeo, gli Stati sovrani hanno bisogno di una capacità digitale che impedisca loro di dipendere da organizzazioni e operatori stranieri per l’elaborazione dei propri dati. E ci sono un sacco di dati di mercato che supportano questo: secondo KPMG, il mercato europeo del cloud nel 2020 aveva un valore stimato di 53 miliardi di euro e si prevede che salirà tra i 300 e i 500 miliardi di euro entro il 2027-2030.

Sovereign Cloud: il bastone e la carota

È fondamentale stabilire cosa sia esattamente il Sovereign Cloud. Di base riguarda l’economia emergente dei dati e la protezione e l’abilitare il valore dei dati nazionali, aziendali e personali. È una risposta specifica alla realtà della crescente importanza della privacy dei dati, a partire dal cittadino. Questa è però una metà dell’equazione.

L’altra metà è quello che sta guidando il bisogno adesso. Ci sono molte ragioni che possono essere riassunte così: il dominio di hyperscaler come Google e AWS e la sempre più scomoda dipendenza da queste realtà con sede negli Stati Uniti per avere a disposizione informazioni preziose. Ma anche il Cloud Act, che permette al governo statunitense di ottenere questi dati. E la crescita di sofisticati attacchi informatici. 

Secondo l’FBI Internet Crime Complaint Center, nel 2020, c’è stato un aumento del 400% dei cyberattacchi segnalati e un aumento dell’800% degli attacchi ransomware a causa della pandemia COVID-19. Insieme al bastone, c’è anche la carota: la posta in gioco economica è enorme in termini di posti di lavoro e investimenti, a causa della forte domanda di servizi cloud in Europa.

Sovereign Cloud

Chi possiede i dati

Naturalmente, il concetto di chi possiede i dati, e quindi come sia meglio usarli, non è necessariamente semplice. Prendiamo ad esempio le registrazioni delle auto nel Regno Unito, la DVLA. Apparentemente questi dati hanno un valore per quanto riguarda gli spostamenti delle persone, la spesa per le automobili, la produzione di carbonio e simili. Ma se queste informazioni vengono sfruttate al pieno del loro potenziale attraverso strumenti di apprendimento automatico, possono informare un’enorme quantità di decisioni sia nel settore pubblico che in quello privato, e anche per i cittadini. È questo il punto rispetto alla sovranità: è il desiderio di creare valore dai dati.

Ma in un mondo in cui il commercio non ha più confini, i regolamenti, i contorni della questione e i requisiti possono confondersi. La Francia, per esempio, ha un’agenda nazionale che richiede che i dati siano archiviati nell’Unione Europea. La Germania richiede la localizzazione o in Germania o nell’UE a seconda del livello di sovranità nel controllo dei dati. Eppure, i dati non sono più solo byte su un disco rigido, ma la linfa vitale del futuro valore economico che deve essere gestito, protetto e condiviso in modo sovrano, per essere sfruttato dall’Europa.

Naturalmente, questo è il motivo per cui il progetto Gaia-X è stato pensato.

Una sovrapposizione che crea valore

Il progetto Gaia-X va ben oltre il Sovereign Cloud ma, come concetto, sta creando dei framework in cui diversi mercati e diversi gruppi di interesse possono unirsi e condividere i dati. Non solo questo viene fatto in modo strutturato, ma in un modo che tiene conto di chiare linee guida che alla fine riportano il valore in Europa. 

Sia Gaia-X che il Sovereign Cloud stanno in piedi da soli, ma c’è una sovrapposizione quando si tratta di creare un ecosistema di fiducia per l’Europa.

Gaia-X sta offrendo nuovi spazi in cui i dati possono essere condivisi all’interno e tra i mercati e potrebbero far progredire la scienza, la società e le economie. Tuttavia, si riconosce l’importanza di permettere agli attori del mercato di riconoscerne anche l’impatto. Le sfide per la portabilità dei dati, l’interoperabilità e i framework commerciali e legali hanno implicazioni diverse per le diverse industrie. È qui che Gaia-X sta aiutando chi aderisce al progetto a riunirsi per definire i casi d’uso per il proprio settore e per condividere le informazioni utili. Questo perché ognuno di loro ha la responsabilità di pensare a come quei dati saranno usati, dove si trovano, chi può sfruttarli e come possono essere combinati per fornire una reale opportunità economica in futuro.

L’Europa sta evolvendo molto velocemente nel percorso della Digital Economy. I dati sono il carburante e il cloud è il motore. Rappresentano enormi investimenti che devono essere protetti con nuovi framework di riferimento. Il quadro Gaia-X si sta concentrando sullo sviluppo di Dataspace, e il Sovereign Cloud assicura l’allineamento dei servizi Cloud con la sicurezza e la regolamentazione locale. La crescita esponenziale dei dati rappresenta un’enorme opportunità per creare nuovi casi d’uso per servizi a valore aggiunto (trasformando i dati in conoscenza e servizi). È necessaria una Digital Factory avanzata per i Dataspace per massimizzare il valore di queste nuove opportunità. Con Tanzu Data, VMware ha dimostrato capacità avanzate nello sviluppo di nuovi Dataspace.

Investire in un’economia dei dati

Proprio come i leader politici hanno investito risorse per molti anni nello sviluppo di infrastrutture autostradali nazionali, aeroporti o strutture portuali per promuovere la crescita economica, ora devono investire nella costruzione di un’economia dei dati. Abbiamo la tecnologia per permettere a tutti in Europa di avere il proprio Sovereign Cloud, che consente la sovranità digitale nel quadro di Gaia-X. 

Non stiamo escludendo gli hyperscaler, stiamo solo passando dal cloud first al cloud smart.

di Joe Baguley, VP e CTO EMEA, VMware

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